Lo scorso anno educativo (2017-18) abbiamo messo a punto un progetto che ha coinvolto i bambini del nido e gli anziani di un centro diurno del territorio, una proposta nata all’interno delle progettazioni di percorsi intergenerazionali che si rifanno agli aspetti più pregnanti della psicologia del ciclo di vita. Una delle proposte più emozionanti che mi sia trovata a vivere nella mia carriera di educatrice e pedagogista.
L’idea di partenza di questo progetto è che gli anziani e i bambini stanno bene insieme e possono essere una ricchezza gli uni per gli altri. E’ molto importante che gli anziani siano messi nelle condizioni di conciliare l’identità passata con quella presente attraverso il recupero di un senso di continuità con il tempo trascorso e con l’insegnamento e il ricordo da lasciare alle generazioni future e il contatto con i bambini può far “rivivere” e restituire una dimensione progettuale sul domani che renda protagonisti della propria vita.
Allo stesso tempo, per i bambini è fondamentale creare un legame con il passato, conoscere quello che viene prima del qui ed ora e indagare le proprie origini e provenienze. Il tempo trascorso con gli anziani diventa, quindi, un’occasione per sperimentare forme di socialità diversa, di sentirsi parte di una comunità che non è fatta solo di bambini ma anche di persone molto diverse, ma con ritmi e tempi di vita simili.
La gestione del tempo quotidiano nelle nostre città non facilita gli scambi tra generazioni. Si ha la tendenza a pensare i diversi momenti della giornata come spazi e tempi monogenerazionali; i bambini stanno con i bambini, gli anziani con gli anziani. Lo scambio e l’incontro fra età diverse diventa pertanto raro e gli ambienti di vita e quelli educativi perdono la loro dimensione di comunità, di inclusione delle differenze anche anagrafiche, di appartenenza a un contesto vitale ampio.
E’ nata quindi la proposta di articolare un progetto che vede coinvolte due realtà diverse del territorio del Comune in cui lavoro: l’Asilo Nido e la Residenza per Anziani. Due realtà che sono vicine nello spazio e perché entrambe hanno come fine la dimensione della cura. Una proposta concreta per il recupero e il consolidamento delle relazioni e della solidità intergenerazionale, che ha creato reali e concrete occasioni di scambio e condivisione tra bambini e anziani , superando gli elementi di separazione e di allontanamento.
Il giorno in cui il progetto, dopo tutto il lavoro di progettazione, pianificazione e organizzazione, è partito ho pensato a quanto fossi fortunata nel fare l’educatrice…Ero colma di felicità e non vedevo l’ora di vivere l’incontro tra i bambini e gli anziani. Ed ero curiosa di vedere come le parole scritte nel progetto si potessero trasformare in comportamenti, voci, incontri concreti.
Quando, insieme ai bambini, siamo giunti alla residenza per anziani, eravamo tutti emozionati…i bambini erano un po’ sorpresi…i nonni sorridevano…hanno iniziato a studiarsi reciprocamente, tanto diversi eppure tanto simili. Come programmato, nel corso del primo incontro, abbiamo letto un albo illustrato che al nido amiamo molto, “Un Gioco” di Tullet. I bambini conoscevano nel dettaglio la trama e hanno partecipato con il consueto entusiasmo alla narrazione, intervenendo, anticipando le risposte, ascoltando rapiti.I nonni si sono sforzati al massimo di essere espressivi e di partecipare con i bambini alla lettura. E ci sono riusciti benissimo.
Il lavoro pedagogico si costruisce attraverso la ricerca dei significati e l’ascolto delle emozioni presenti nelle diverse esperienze educative…pertanto, alla fine della lettura, abbiamo chiesto se qualcuno avesse voglia di raccontare una storia… Si è alzata Vittoria, la bambina più taciturna e introversa del nido…Voleva raccontare lei una storia…E poi si è alzato Sebastiano, uno degli ospiti della residenza, e ha chiesto anche lui di raccontare…Ci ha mostrato una vecchia foto, di quando abitava a Siracusa…ci sono il principe Carlo e Lady Diana in viaggio di nozze…e lui…di spalle…Ci ha emozionate questo intervento…narrar-si aiuta a restituire al proprio essere dignità e senso, in una società del qui e ora che troppo spesso dimentica gli anziani.
Dopo tre visite in RSA, abbiamo ospitato al nido alcuni dei “nonni” ospiti del centro diurno…Abbiamo dedicato tempo e cura al preparare la visita…ed è stato ancora più emozionante di come ce l’aspettassimo!
Il contatto con gli anziani ha portato i bambini a ritmi più lenti, rendendoli più tranquilli e portandoli a concentrarsi di più…A loro volta gli anziani nel rapporto con i bambini sembravano tornati, sia pur per brevi momenti, giovani adulti responsabili…sono riaffiorate tracce di esperienze lontane, intime, vissute come genitori; in un momento della vita nel quale tutto sembra “restringersi”, la sfera emotiva dei “nonni”, sia pur per poco, si è allargata ancora grazie all’incontro con questi “nuovi nipotini”…È stata un’emozione pazzesca…Per tutti..
Ora mi propongo di far rivivere questo progetto, facendo incontrare nuovamente anziani e bambini e preparando delle interviste da somministrare agli ospiti della RSA incentrate sulle tematiche di cui ho parlato poco fa…le emozioni che riaffiorano negli incontri, le tracce delle antiche esperienze che sono tornate alla luce…E poi c’è un progetto ancora più grande, per cui, però, ci vorrebbe un finanziatore: costruire un nido all’interno di una residenza per gli anziani…Chissà…forse tra voi che leggete c’è qualcuno che potrebbe fare in modo che questo sogno diventi realtà…