Giocare con la sabbia al nido

L’idea di scrivere questo articolo mi è venuta in seguito ad avere seguito un webinar (una formazione on line che tanto ci aiuta in tempi di coronavirus, quando non è possibile incontrare altre persone) tenuto da Antonio di Pietro, noto pedagogista ludico.
L’idea nasce, inoltre, da una formazione che ho fatto un anno fa, con Paola, un’amica che si è occupata per tanto tempo di materiale destrutturato, molto prima che diventasse tanto di moda.

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Il gioco con la sabbia, oltre ad essere decisamente piacevole e rilassante, soprattutto se la si lascia intiepidire al sole, è fondamentale per lo sviluppo sensoriale dei più piccoli; i benefici che arreca sono davvero tantissimi. La consistenza particolare della sabbia e la manualità che il bambino sviluppa quando ci gioca, ne stimola l’immaginazione, grazie al processo decisionale che li spingerà a decidere cosa creare e come farlo. Questa attività promuove, inoltre, la calma e la concentrazione.
Il toccare, sviluppare il senso del tatto, ha implicazioni positive nella crescita e nello sviluppo delle capacità motorie dei bambini; giocando con la sabbia, i bambini sviluppano la motricità, ad esempio, con il tocco e i tentativi di raccogliere i piccoli granelli. Questa capacità migliora anche attraverso il movimento libero e attività come correre o saltare.
Un altro apprendimento molto interessante che si sviluppa grazie al gioco con la sabbia è l’acquisizione di concetti opposti come “pieno” e “vuoto”, “leggero” e “pesante”, “asciutto” e “bagnato”, “caldo” e “freddo”, specialmente quando proponiamo attività con forme, contenitori e palette.
Giocare con questo elemento naturale, inoltre, è benefico per i bambini molto attivi, in quanto ha un effetto calmante su di loro e li aiuta a concentrarsi, a tranquillizzarsi e a condividere.
Oltre a stimolare la memoria e la creatività dei bambini, poi, questo gioco sviluppa anche la nozione di pianificazione e progettazione di strategie appropriate, perché sono loro che decidono cosa verrà creato e come creeranno.

La sabbia, inoltre, ha anche proprietà terapeutiche, come ci ricorda la SandPlay Therapy, una tecnica della psicologia analitica che si basa sulla libera espressione della fantasia e creatività individuale e che può essere utilizzata con bambini, ma anche adolescenti e adulti. Il paziente, scegliendo tra una moltitudine di piccoli oggetti che ha a disposizione, può creare all’interno di una cassetta contenente della sabbia, una sorta di quadro.

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Noi che lavoriamo nei servizi dell’infanzia, possiamo proporre i giochi con la sabbia rifacendoci alla proposta ludico-educativa di Ute Strub, fisoterapista tedesca, che in seguito alla sua collaborazione con la pedagogista Emmi PIkler ha aperto a Berlino negli anni ’60 del secolo scorso lo Strandgut, spazio gioco dotato di due stanze: quella della sabbia e quella della paglia. Strandgut fu pensato per consentire alle persone di giocare in libertà ed è stato ed è tuttora frequentato prevalentemente da bambini e bambine, ma nacque con l’idea di offrire un buon ambiente per giocare a persone adulte e anziane. E’ un ambiente che promuove significative esperienza di crescita e riequilibiro dei vissuti, attraverso condizioni ambientali e opportunità che agiscono valorizzando i saperi, quelli in atto e quelli potenziali.
Lo spazio e i materiali selezionati pongono in essere le condizioni affinchè lo sviluppo motorio, emozionale, cognitivo procedano insieme secondo natura, facendo fare a bambini e adulti esperienze che procurano loro piacere e soddisfazione.

Come possiamo ricreare Strandgut in uno dei nostri servizi? Se abbiamo, nel nido, uno spazio poco utilizzato (anche una piccola stanza), uno spazio che non ci convince, non ci soddisfa perché ci sembra che non risponda alle esigenze dei bambini, possiamo pensare di ri-costruirlo come “stanza della sabbia”

Occorre, in primo luogo, che lo svuotiamo del tutto. E, una volta che lo spazio è libero, va lasciato respirare.
Nel frattempo, possiamo cercare quello che ci servirà per allestirlo.
Un regola può essere quella di non portare in questo spazio nessun elemento di plastica e nessun ornamento alle pareti, se non qualche piccolo rimando alla sabbia.
Come materiale per i giochi, si possono utilizzare grandi ceste, vecchi cassetti, vassoi di legno, vecchie pentole, scolapasta in acciaio, mestoli e schiumarole, scatole di latta e cucchiai di legno ma anche ciotole di ceramica, conchiglie, grossi sassi. Occorrono, inoltre delle coperte di un solo colore, meglio se tenue (azzurro, giallo chiaro, avorio…).
Completano l’arredamento della sala un piccolo scaffale appoggiato alla parete, che contenga pochi e selezionati oggetti e una poltroncina di vimini per l’adulto. Si può anche aggiungere un tavolo basso e posizionarvi sopra una cesta con la sabbia.

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Quando decideremo di giocare con i bambini, dovremo pulire accuratamente il pavimento e poi entrarvi senza le scarpe; una volta entrati, stenderemo a terra delle coperte per creare delle postazioni di gioco. Sistemeremo i teli nelle ceste e le riempiremo di sabbia, poi posizioneremo gli oggetti selezionati nelle diverse postazioni, cercando di metterli insieme in modo che siano armoniosi alla vista.
Se dopo aver sistemato gli oggetti sulle coperte non ci piace come abbiamo sistemato, se non ci soddisfa, proviamo altre soluzioni. Dobbiamo creare un ambiente bello e soddisfacente. Una volta creato l’ambiente che ci piace, possiamo fotografarlo, perché in questo modo potremo riproporlo facilmente.

E se non abbiamo una stanza inutilizzata? Posiamo organizzare uno spazio protetto all’aperto…

Ci accorgeremo di quanto questo spazio è piacevole e rilassante; ci accorgeremo, inoltre, che questi giochi hanno un “finale aperto”, non c’è un modo giusto o sbagliato di giocare, non importa l’abilità o il livello cognitivo del bambino, non c’è un traguardo specifico da raggiungere o un prodotto da creare. E’ il bambino che determina la direzione ed il percorso del proprio gioco, in base al suo interesse.
E ci servirà per promuove lo sviluppo motorio, percettivo e cognitivo: i bimbi sollevano, scavano, seppelliscono, versano, camminano sulla sabbia, ne percepiscono le varie caratteristiche sensoriali e, grazie agli strumenti che sono a loro disposizione, possono scoprire nessi di causa-effetto e il comportamento dei materiali sotto l’azione trasformativa delle proprie mani. Se poi la sabbia viene bagnata, essi hanno la possibilità di sperimentare il proprio corpo in modi ancora diversi e di ampliare ulteriormente il loro orizzonte conoscitivo.

Termino ricordando un’esperienza che ho avuto la fortuna di vivere io stessa, nel corso di una formazione.
Lo spazio era stato allestito per poter giocare con la sabbia e lo abbiamo fatto per un tempo abbastanza lungo, proprio per godercela tra le nostre mani.
In seguito abbiamo fatto un cerchio ed abbiamo raccontato l’esperienza appena conclusa. Io ricordo di aver usato le parole “rilassamento” e “ricordo d’infanzia”. e di aver provato molto piacere nel toccare la sabbia e ripetere i gesti.

Lo scopo dell’incontro di formazione era proporre esercizi di sguardo per raccogliere informazioni su postura, gesti, tempi, interazioni e utilizzo dei materiali, durante l’immersione in una piacevole esperienza di gioco. Ho raccontato alle colleghe di aver affondato le mani, sollevato in alto, travasato, lasciato tracce, respirato, ruotato tra le mani.

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E come avevo utilizzato gli oggetti? Per setacciare, far scorrere, raccogliere, svuotare\riempire, lasciare tracce.

E’ stato un momento di grande rilassatezza, in cui mi sono lasciata andare a pensieri piacevoli e condivisioni. Un momento che ho voluto tenere ben impresso nella memoria per potere, un giorno, in qualche modo riproporre ai bambini dei servizi in cui lavoro.

 

Il gioco libero con il materiale destrutturato

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Circa un anno fa, nel corso di un incontro di supervisione abbiamo parlato dell’importanza del gioco libero e di quanto sia dato poco spazio ai bambini per farlo, perché si pensa che la cosa più importante sia tenerli occupati in qualche attività…

Io e la mia équipe siamo dell’idea che sia fondamentale lasciare che i bambini imparino a giocare liberamente con quello che hanno a disposizione e così abbiamo deciso di inserire questa idea nel progetto educativo di quest’anno.

Chi frequenta un nido, probabilmente, ha sentito parlare di “gioco libero” e, forse,ha associato questa “libertà” all’immagine di un’intera sezione di bambini che giocherellano “con questo e quel giocattolo” senza scopo. I bambini a cui viene proposto il “gioco libero”, in effetti, sono liberi di giocare con ciò che desiderano, con i compagni o da soli.
Il gioco libero, però, non è attività di routine che va a colmare quegli spazi della giornata utili alle esigenze di tutti i bimbi come l’accoglienza, il cambio o la pausa prima della nanna…E’ una proposta educativa completa perché stimola tutte le aree di sviluppo del bambino: quella sensoriale, quella cognitiva e quella motoria.

Il bambino, giocando liberamente, effettua in modo spontaneo tutte quelle attività che quotidianamente le educatrici gli propongono in maniera complessa e strutturata. Prendiamo ad esempio un percorso motorio: l’educatrice lo propone con cerchi da attraversare, ostacoli da aggirare…;il bambino compie la stessa attività in modo spontaneo quando gioca e corre per gli spazi del nido o all’esterno negli spazi del giardino. Solo che al posto del cerchio potrà trovare il tavolino sotto cui si muoverà a carponi e al posto degli ostacoli potrà trovare, magari, una sedia messa fuori posto.

Grazie a questo tipo di gioco il bambino stimola anche la sua fantasia. E, lentamente, sviluppa autonomia. Il gioco libero, infatti, e’ sperimentarsi, è sapere, saper fare e saper essere. È vitale, perciò, che il bambino possa giocare senza che l’adulto si sostituisca a lui o non lo reputi capace perché il gioco è mediatore dell’apprendimento.

Da quest’anno abbiamo iniziato a proporre esperienze con le cosiddette “Loose Parts”. Le loose parts (“parti sciolte”) sono elementi (naturali, di recupero, di scarto industriale) che possono essere spostati, trasportati, combinati, infilati, impilati, separati e rimessi insieme, usati da soli o combinati con altri materiali, in uno spazio di costruzione libero oppure delimitato da “supporti” di diverso genere (teli, reti metalliche, cornici, cartoncini, materiale plasmabile), come scrivono le colleghe D. Corradi e Alessandra Dedè in un articolo che compare sul sito di Percorsi Formativi.

La Teoria delle Loose Parts di Simon Nicholson (1972) sostanzialmente afferma che: “In qualsiasi ambiente, sia il grado di inventiva e di creatività, sia la possibilità di scoperta, sono direttamente proporzionali al numero e al tipo di variabili in esso presenti”. Vuol dire che più materiali proponiamo e più questi materiali sono vari, più i bambini che faranno esperienza con questi lavoreranno di fantasia e creatività e, di conseguenza, apprenderanno. Le Loose Parts sono molto più coinvolgenti e stimolanti di quanto possono esserlo i giocattoli tradizionali, perché non hanno un uso definito e univoco, ma possono essere spostate, combinate tra loro, trasformate a piacere proprio perché “sciolte”, slegate tra loro, libere.

A questa tipologia di materiali viene attribuita un’ampia gamma di opportunità che permette grande libertà di scelta da parte del bambino e sollecita la sua creatività. Essi, inoltre, sono anche definiti open-ended, perché permettono ai bambini di diventare co-protagonisti non solo dell’utilizzo ma anche della progettazione degli ambienti in cui essi vengono disposti. E questa è una potenzialità molto importante. I bambini, infatti, grazie alle loose parts divengono parte attiva di un processo progettuale che rende più attraenti le esperienze di gioco e di scoperta.

Riporto di seguito un pezzo di quanto scrivono Corradi e Dedè: “In questo modo è più facile superare le difficoltà della tecnica e delle abilità specifiche di ognuno, perchè quello che interessa non è a prestazione ma il poter vivere un’esperienza in modo personale e in piena valorizzazione delle differenze.
Avere a disposizione “parti sciolte” in un contesto di gioco permette, inoltre, ai bambini di scegliere quali materiali utilizzare e come utilizzarli, adattandoli a proprio piacimento e lasciandosi andare a ricerche compositive, estetiche, progettuali anche inconsuete,
In questo tipo di attività, il compito dell’adulto non è quello di “insegnare” una tecnica quanto piuttosto di predisporre uno spazio e dei materiali scelti, accostandosi ai bambini con un atteggiamento di “promozione dall’interno” per alimentare in loro un’attitudine autonoma alla ricerca, all’avventura, allo stupore, ai pensieri azzardati”.

Ci si scervella spesso per realizzare prodotti per il gioco dei bambini ma è evidente che il mondo è pieno di oggetti che li attraggono di più: i materiali di scarto delle lavorazioni prodotti nelle officine, nelle case, nei giardini; materiali che non utilizzano per imitare il lavoro degli adulti ma per creare nuovi rapporti tra le parti costruendo in questo modo un piccolo mondo fatto di oggetti, tutto loro, dentro al mondo più grande.

Chi volesse appronfondire in merito all’uso dei materiali destrutturati nei contesti educativi, può leggere il testo “Materie intelligenti”, a cura di M. Guerra. Sulle Loose Parts in particolare, si può leggere l’articolo che cito a questo link http://percorsiformativi06/arte-effimera-loose-parts-al-nido-allascuoladellinfanzia/