Affrontare il tema della morte con i bambini

Non mi risulta facile scrivere questo articolo perché credo che sia  straziante dover spiegare ad un bambino che una persona a lui cara non c’è più…crea disagio, fa paura. A me in primis.

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La morte e la sua scoperta, però, sono una tappa dello sviluppo dei bambini e vanno affrontate perché essi possano vivere la vita in modo sano; può morire un animale che è loro molto caro, può appassire una pianta, possono vedere un cartone animato in cui muore qualcuno…la morte è presente nella vita dei bambini, non possiamo negarlo e nemmeno nasconderlo.

A tutti i genitori, così come a tutti gli educatori è accaduto, almeno una volta nella vita, di sentirsi chiedere da un bambino: “E’ morto e vuol dire che non lo vedrò più? Sarà per sempre così? Tornerà, vero?”. E’ una domanda che spiazza. Ma non possiamo mentire. In nessun modo.
I bambini hanno le risorse per affrontare la morte ed accettarla; siamo noi adulti che temiamo che, di fronte a un evento tanto doloroso, restino traumatizzati, cadano in uno stato di depressione. E, di conseguenza, cerchiamo, fin quando è possibile, di non affrontare l’argomento…”Il nonno si è addormentato”…”Il nonno ora si trova in un posto bellissimo ma tornerà a trovarti tutte le volte che vorrai”…sono frasi che è facile sentire pronunciare in occasione di un lutto.

Il miglior modo per superare un’esperienza di morte, però, è parlarne, rispondere alle domande, farne, raccontare quello che fa paura, piangere per poi ripartire forti.

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E’ molto importante aiutare i bambini a comunicare e ad elaborare le emozioni che una perdita può provocare. I bambini piccoli credono che una persona a cui hanno voluto bene, anche se è morta, possa vederli, sentirli, annusarli, che si muova; è difficile per loro pensare che una persona cara che è morta non esista più, non si possa toccare, vedere, non abbia più un cervello con cui pensarli. E’ un tipo di consapevolezza che può dare molto dolore. I bambini piccoli rimangono spesso affascinati se vedono il corpo morto di un insetto, di una lucertola…può essere, allora, l’occasione per spiegare loro il concetto di corpo che non funziona più e quello di morte. Un’occasione lieve ma che può aiutare noi adulti più di quanto immaginiamo.

Proteggere un bambino dalla verità che un nonno o un genitore sta morendo significa di privarlo del poco tempo che gli rimane per separarsi da lui, per dirgli tutto ciò che, a modo suo, ha bisogno di dire. Questi ultimi scambi sono fondamentali per facilitare il successivo processo di elaborazione del lutto e restano tra i ricordi del bambino, come un tesoro. Richiamare alla memoria quelle ultime conversazioni piene di amore attiverà in lui il rilascio di oppiacei nel cervello, come quando il genitore era ancora con lui.

Succede spesso che i bambini parlino della possibilità di ricongiungersi alla persona scomparsa…Non è raro sentire un bambino che ha perso un genitore dire: “Vorrei morire, per poter stare con il mio papà…”. Il fatto che un bambino possa desiderare di morire per ricongiungersi al genitore che non c’è più può risultare scioccante per noi adulti, ma è importante non dimenticare che questa è solo una fantasia e non corrisponde a un pericolo reale (ad esempio che il bambino si uccida)…E’ bene, sempre e comunque, lasciare che il bambino verbalizzi quello che sente in un momento tanto tragico.
E’ inutile pensare di doverlo proteggere in ogni modo dal dolore; se l’altro genitore ha bisogno di esprimerlo questo dolore, lo faccia! Perché se lo cela, è facile che il bambino lo percepisca comunque e pensi che non vi sia spazio per il proprio dolore; il genitore deve permettersi di parlare del dolore, del proprio dolore, perché così facendo si mostra abbastanza forte da poter affrontare il tema della morte e, quindi, abbastanza forte da poter proteggere il bambino. Se il gioco si capovolge e il genitore cerca di proteggere il bambino non parlandogli della persona che è morta, in realtà sta solo proteggendo se stesso. Parlare della perdita non è mai fonte di inibizione del processo di elaborazione del lutto da parte del bambino, né costituisce un freno.

Intendiamoci…non è un problema che un genitore si senta a disagio, anche intenso, davanti alla sofferenza del suo bambino…è solo che preferirebbe non provarlo. Se, però, non si accettano le emozioni che una perdita può creare in un bambino e facciamo finta che vada comunque tutto bene, finiamo per non ascoltarlo, finiamo per non comprendere queste emozioni e può accadere che per farlo si senta sbagliato. Se il bambino è inibito nella sue emozioni, se non le sente come autorizzate e legittime, la conseguenza è che lui stesso imparerà a inibirle, a colpevolizzarsi per quello che prova, a sforzarsi di sostituire le emozioni autentiche con quelle autorizzate.

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I bambini, quando scoprono la morte, un po’ ne sono incuriositi e un po’ ne sono spaventati. Gli adulti, spesso, hanno l’illusione che non capiscano o che, se evitano di parlarne, non si pongano certe domande a cui, poi, è molto difficile rispondere. I bambini, come hanno dimostrato gli studi di J. Bowlby sulle reazioni alla perdita, soffrono e vivono il lutto in modo non molto diverso dagli adulti, anche se cambia la manifestazione esterna della sofferenza. Questa illusione è alimentata da fatto che i bambini piccoli non hanno le capacità cognitive per cogliere concetti complessi come la non reversibilità; inoltre i bambini, spesso, in caso di morte di una persona cara non piangono né parlano e questo può far pensare al fatto che non soffrano; in realtà, molto più semplicemente, elaborano il lutto in maniera diversa. Hanno bisogno di concretizzare concetti come l’irreversibilità ed è facile che accada che solo quando non vedranno la persona scomparsa non presentarsi ad appuntamenti importanti (come per esempio il loro compleanno) capiscano che non tornerà mai più.

La soluzione, però, non è non parlare della morte. Perché non è un modo per proteggere i bambini. Se non si parla loro della morte, li si costringe a farsi da soli un’idea su questo tema. Non rispondere alle domande sulla morte, vuol dire lasciare spazio all’immaginazione dei bambini e, quindi, anche alle paure più terribili. Può crearsi, così, un “effetto nuvola nera” (c’è qualcosa di talmente brutto che non si può sapere esattamente di cosa si tratta). E’ importante rispondere con sincerità a tutte le domande che fanno e parlare in maniera chiara e non evasiva, senza usare concetti che li possano confondere, come “è andato via”o “è partito”, dal momento che faticano a capire l’irreversibilità, cioè cosa significa che chi è morto non tornerà più.

Può essere d’aiuto far percepire che il rapporto con la persona morta continua in qualche forma, perché può rendere la separazione meno drammatica e più comprensibile per un bambino che non riesce a rappresentarsi il concetto di irreversibilità. Possono essere di aiuto le storie e le favole, anche inventate ad hoc. Si può dire, per esempio, che il genitore scomparso vive piccolo piccolo nel cuore del bambino e che gli dà un bacio tutte le notti mentre dorme; questo po’ essere un modo per dirgli che il genitore che non c’è più in qualche modo rimane con lui e, quindi, facilitare l’accettazione della morte. Anche portare il bambino al cimitero può aiutare a spiegare e a dare continuità al rapporto.

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Termino citando un libro tenero…delicato…che a volte può essere di aiuto…
E’ un libro di Roberto Parmeggiani, dal titolo “La nonna addormentata”, in cui l’autore ci conduce con incredibile tatto attraverso i suoi ricordi di bambino, raccontandoci la lenta scomparsa di sua nonna. Addormentata a lungo per via di una malattia, un bel giorno la nonna viene svegliata dal bacio di un principe che la porta via con sé. Tornerà ad essere spensierata e felice e a fare tutte quelle cose che le piacevano tanto e che per lungo tempo non aveva più potuto compiere.
E’ presente la metafora del viaggio, ma resta tale e non si trasforma in bugia, perché al lettore bambino è molto chiaro il concetto di distacco materiale dall’amata nonna, senza che si senta da lei abbandonato o trascurato. Il protagonista della storia, infatti, è molto lieto che la sua nonna non sia più costretta a stare a letto per tutto il tempo e possa invece godersi nuovamente la felicità. E la circostanza di averla salutata ogni giorno per settimane lo rassicura sulla persistenza del rapporto affettivo tra loro nonostante la lontananza.
Leggetelo insieme al vostro bambino se siete nella circostanza di dover parlare con lui della morte di un nonno…Vi aiuterà.