Storia di un progetto a sostegno della maternità nel territorio del Rhodense

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Qualche tempo fa ho scritto un articolo in merito alle ombre della maternità e a quanto sia ancora difficile oggi dire e dir-si che la maternità non è solo un momento di estrema gioia e felicità ma che può portare alla donna labilità emotiva, irritabilità, pianti, depressione.

Per alcune donne le aspettative rispetto alla vita familiare e sociale del dopo parto, spesso, idealizzate, si scontrano inevitabilmente con l’impegno concreto legato alle continue richieste di cura provenienti dal neonato, con i necessari cambiamenti delle abitudini coniugali e con la significativa riduzione dei rapporti sociali. Inoltre, la pressione sociale che tende prevalentemente a dipingere il dopo parto come momento esclusivo di gioie e soddisfazioni ostacola le donne sofferenti nella richiesta di aiuto o di sostegno: ciò è spesso dovuto alla vergogna e al timore di essere etichettate…come “ingrate alla vita che ha donato un bambino”…come “inadeguate a prendersi cura di un neonato”…e potrei continuare.
Le madri, inoltre, hanno il timore che, se rivelano pensieri negativi, qualcuno potrà portar via il loro bambino, che non saranno più autonome ma saranno totalmente a carico della loro famiglia oppure che saranno considerate come persone deboli e fragili.

E’ molto importante, pertanto, iniziare a pensare di creare spazi e tempi in cui le neo madri affaticate, stanche, che hanno bisogno di confrontarsi con donne che sono nella loro stessa situazione, possano sentirsi libere di raccontare quello che stanno vivendo.

Si legge sulla “Rivista italiana di Educazione familiare” (n. 1, 2011), un’interessante testimonianza di una neomadre: Quando è nato il mio bambino…tutte le paure trattenute in gravidanza sono scappate fuori, sono entrata in una depressione profonda, ho sentito un’enorme solitudine e un grande desiderio di avere anche io una mamma che mi accudisse e si prendesse cura di me, che mi prendevo cura del mio bambino. Ho pensato di non essere affatto una brava madre e tutte le informazioni che avevo acquisito sull’essere genitori o sui bambini, le mie aspettative sulla madre che avrei voluto essere, sono diventate un’arma che mi si è ritorta contro perché avvertivo la grande distanza tra il genitore ideale…e ciò che ero veramente (fragile, impaurita, con una gran voglia di scappare via da questa responsabilità. Il parlare con altre madri aprendomi e rivelandomi mi ha fatto scoprire un universo di donne con sentimenti simili ai miei (dei quali spesso mi vergognavo) e mi ha aiutata ad uscire dalla crisi.
Sono significative queste ultime parole. Questa madre ricorda di essere riuscita a superare un momento difficile grazie ad altre madri e grazie al confronto con la loro esperienza. Una madre nasce insicura, impaurita, stanca…tutte le madri nascono così…Dirselo è sano. Può essere doloroso, ma è sano.

E’ importante che le neomadri diano sfogo al loro pianto…le lacrime non sono un difetto, un punto di debolezza…Le lacrime si possono tradurre in parole…ci vuole, però, tanto sostegno perché ciò accada.
Possiamo allora pensare di promuovere dei progetti territoriali che abbiano la finalità di creare, mantenere e solidificare una rete tra le famiglie con bambini molto piccoli.

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Sul mio territorio, prima nel comune di Rho e poi anche in quello di Arese, è nato ed è portato avanti un progetto che nasce a sostegno della maternità e della fatica delle neo madri, con l’obiettivo di accrescere le reti sociali delle donne che hanno un bambino molto piccolo e si sentono sole in questo momento molto delicato della loro vita.
Questo progetto è nato grazie ad alcune donne, che sono anche madri, che ad un certo momento hanno deciso di fare rete tra loro per superare la solitudine e la difficoltà dell’avere un neonato di cui prendersi cura. Barbara, Gloria, Federica, Daniela, Veronica erano madri che ad un certo momento si sono sentite slegate da un contesto di comunità e di relazione…hanno sentito il bisogno di uscire da un difficile momento di isolamento e, lentamente ma con tenacia, hanno saputo creare un tempo in cui le donne che da poco vivono l’esperienza della maternità potessero condividere esperienze ed emozioni, stando insieme e tirando fuori vissuti simili.

Queste madri, queste donne, hanno dato vita, prima da sole e poi aiutate da una collega educatrice, Marta, al progetto che oggi è conosciuto come “La colazione delle mamme” e che è frequentato da un gran numero di donne.
Hanno iniziato a vedersi in un caffè di Rho per fare colazione e condividere i vissuti…poi da tre o quattro che erano sono diventate molte di più e grazie a Marta, operatrice di #oltreiperimetri (un progetto lanciato in nove comuni del rhodense e pensato per le famiglie e le persone che si trovano in un momento difficile in ragione di eventi naturali della vita, proprio come la maternità) hanno trovato uno spazio in cui incontrarsi che fosse più tranquillo di un bar e che è
per loro per due ore a settimana.
Grazie a queste donne, tante altre si sono sentite sollevate dall’isolamento, hanno imparato ad essere una risorsa l’una per l’atra, hanno creato occasioni di condivisioni emotive oltrechè di aiuto pratico…si sono confrontate, sono indubbiamente cresciute, si sono scambiate esperienze e hanno promosso dialoghi sul tema della maternità e del femminile.

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Grazie ad un’amica, Sara, la scorsa estate, sono venuta a conoscenza del progetto e del fatto che lo si voleva estendere su altri comuni del Rhodense.
Per me l’esperienza della maternità è stata molto dura, soprattutto la prima volta. Mi sono sentita sola…vivevo in una città che non era la mia…ero senza rete familiare e con una rete amicale debole. Avevo bisogno di sostegno che non c’era, di sostegno alla relazione con mia figlia e all’elaborazione delle emozioni ad essa connesse…Non c’era nulla e la mia fatica è stata immensa. Tante volte piangevo disperata perché avrei voluto tornare alla vita di quando non ero madre. E mia figlia era stata cercata, desiderata, voluta con tutta la nostra anima.

Quando ho saputo dell’esistenza del progetto “Colazione delle mamme” e del fatto che lo si voleva portare in altri comuni del territorio ho provato una gioia grandissima e subito ho accettato di prestare collaborazione per far sì che potesse arrivare ad Arese, il comune in cui vivo. Arese è un comune molto piccolo…i cittadini sono molto attivi sul territorio, è forte lo spirito di appartenenza delle persone al luogo in cui vivono; mancava, però, un’iniziativa del genere e se ne sentiva forte il bisogno.

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Insieme a Sara e a Valentina, oltrechè a Marta e alle donne che hanno ideato “La colazione delle mamme” a Rho, abbiamo lavorato perché il progetto potesse concretizzarsi anche ad Arese. E da febbraio 2019, grazie anche all’Amministrazione Comunale che ha creduto in questa idea, abbiamo uno spazio, per due ore a settimana, come a Rho, in cui accogliamo le neo madri con i loro bambini.
Non accade più, nemmeno in un territorio come il nostro, piccolo e dove si dà molta rilevanza agli aspetti del sociale, che l’esperienza della genitorialità sia considerata una normale fase della vita, supportata da un sapere tramandato di generazione in generazione e maggiormente fruibile grazie a una intensa rete di scambi sociali. La maggiore consapevolezza della scelta di diventare genitori comporta indubbiamente dei vantaggi, ma anche un notevole aumento di ansie e paure, che spesso non trovano un adeguato contenimento in ambito sociale.
Per questo è bene favorire che le donne, nel primo periodo di vita del figlio, cerchino il contatto con altre donne che abbiano vissuto l’esperienza della maternità, con cui scambiare informazioni, condividere timori, avere incoraggiamenti. Il confronto rispetto alle conoscenze e alle esperienze, fondamentali per contenere le fisiologiche ansie genitoriali, deve in qualche modo essere ricostituito.
I nuovi genitori sentono il bisogno di saper decodificare i segnali comportamentali del proprio bambino: senza questa capacità, soprattutto le madri, si sentono incompetenti e provano una sensazione di privazione che procura una forte ansia e rischia di influenzare negativamente la relazione con il neonato. E’ importante, e questo costituisce il fattore principale di qualsiasi prevenzione, sostenere i genitori nello svolgimento del loro compito e fornire loro strumenti per essere “genitori efficaci”. Se si riesce a promuovere le risorse delle famiglie, questo avrà come conseguenza il facilitare lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale dei bambini.
E’ quindi necessario colmare quel “vuoto assistenziale”, nel quale si trovano le neo mamme, creando un luogo e un tempo dove genitori e neonati possano ricevere attenzione, sostegno collettivo ed individuale.
Il nostro progetto nasce con queste premesse.

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