Ancora sugli albi illustrati. Possiamo educare i bambini alla lettura?

(questo articolo è frutto di un percorsi di formazione condotto dal Dott. Luca Ganzerla dell’Università di Verona, che ho seguito con passione a Torino all’inizio di gennaio 2020 e che ringrazio)

Poco meno di un anno fa, scrissi un articolo in merito agli albi illustrati e al piacere che ne deriva dallo sfogliarli e leggerli.

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Albi illustrati esposti dal Dott. Luca Ganzerla durante un corso di formazione da lui condotto a Torino nel gennaio 2020

Gli albi illustrati sono affascinanti, alcuni ti rapiscono tanto sono belli…Non è facile, però, comprenderli realmente, ma è necessario prepararsi accuratamente per leggerli come si dovrebbe. Eppure li si propone ai bambini molto spesso. Come se, per il fatto che sono ricchi di belle immagini, fossero per loro immediatamente comprensibili.
Gli albi illustrati sono libri in cui le immagini e le parole costituiscono un insieme che dà vita alla storia. Alcuni elementi della narrazione si trovano, però, soltanto nelle illustrazioni, motivo per cui la comprensione di un albo richiede continui collegamenti tra testo scritto e immagini. E per fare questo, inevitabilmente, è necessario che ci si educhi alla loro lettura. E poi si educhi a tale lettura i bambini.

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Oggi questa speciale “forma narrativa” o “forma letteraria”, come la
definisce Marcella Terrusi, non è più riservata esclusivamente all’infanzia, ma in una società che vede una netta prevalenza di suoni e immagini ed è caratterizzata da una diffusa multimedialità, l’albo illustrato ha allargato il suo bacino d’utenza rivolgendosi anche a ragazzi, adolescenti e adulti

Le illustrazioni, inoltre, non sono per bambini pigri. Gli studi di pedagogia e le neuroscienze mostrano, infatti, che l’integrazione del codice linguistico e di quello dell’immagine, impegna molto le varie capacità cognitive.
Il professor Marco Dallari, direttore del Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell’Università di Trento, autore e curatore di libri per bambini e insignito nel 2010 del Premio Andersen Italia, importante riconoscimento per la letteratura d’infanzia scrive: «L’uomo è un animale simbolico, diceva il filosofo Ernst Cassirer. Nei bambini e negli adulti, l’incontro tra testo e figura sembra attivare il lavoro ermeneutico e potenziare l’elaborazione della narrazione, come se associando i due codici si creasse un varco per l’intervento del lettore. L’alchimia scatta quando l’abbinamento tra testo e immagini non è scontato (fenomeno che Bruno Munari definiva la “ridondanza”) ma crea una discrepanza di senso e, comunque, «tutte le volte in cui le illustrazioni, che possono essere fedeli o meno alla parola scritta, possiedono degli elementi di qualità».

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I bambini che frequentano i nidi d’infanzia sono molto piccoli, alcuni non hanno nemmeno un anno…Possiamo leggere loro degli albi illustrati ad alta voce? Sì, possiamo farlo. Dobbiamo, però, scegliere con cura che cosa leggere; ci vogliono albi che possano soddisfare i loro bisogni sensoriali e di conoscenza del mondo.
Possiamo, con loro, partire dalla lettura degli albi di Helen Oxenbury, che ha realizzato dei cartonati molto belli, con delle illustrazioni vere e leggere. Albi che, attraverso immagini belle ma non distanti dal vero, raccontano ai bambini la loro vita in modo unico e peculiare. Albi che soddisfano il bisogno del bambino di conoscere sé stesso, gli altri e il mondo proprio perché questo mondo, questo suo piccolo mondo, lo rappresentano.

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Al nido, perché i bambini possano iniziare ad avvicinarsi ai libri, si può pensare di proporre loro, quando sono molto piccoli, libri di legno, stoffa o gomma, materiali che permettono loro di mettere le pagine in bocca senza che
nessuno glielo proibisca. Dopo queste prime esperienze più che altro sensoriali si può iniziare a proporre i primi albi illustrati, possibilmente cartonati.
Se li si ha a disposizione, i primi albi da proporre sono proprio quelli della Oxembury, che affascinano i bambini perché l’autrice dà vita soggetti ed oggetti della vita quotidiana. Le illustrazioni di questi albi, inoltre, sono molto vivide, quasi tridimensionali. Quando i bambini le guardano, riconoscono immediatamente cosa raffigurano. Silvia Blezza Picherle, illustre studiosa della letteratura per l’infanzia scrive in merito alle illustrazione in questione: Se si osserva il bambino che le guarda si può
notare come le riconosca all’istante, le distingua. L’intensità del rapporto che si instaura tra bambino e albo trova conferma e testimonianza da alcuni semplici gesti come: prendere l’albo e portarlo a sé, baciare il protagonista raffigurato; accarezzare l’animale presente sulla pagina. Gesti veri che racchiudono una lettura profonda e una piena comprensione degli oggetti/personaggi rappresentati….

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Se in un albo un bambino vede oggetti che fanno parte del mondo in cui vive tutti i giorni, facilmente farà un paragone con la vita quotidiana e si abituerà a collegare ciò che vede nell’albo con quello che accade nella sua vita reale. E, in questo modo, inizierà ad immedesimarsi con ciò che vede, fatto che, lentamente, lo avvicinerà al mondo della lettura, grazie ad un sottile processo educativo.

E come si leggono ai bambini gli albi illustrati?
Tutti sono strutturati nello stesso modo: sulla pagina di sinistra è rappresentato l’oggetto o personaggio in primo piano e sulla pagina accanto è rappresentata una scena che lo coinvolge in interazione con un bambino. Per rendere la lettura coinvolgente e stimolante, l’adulto che legge può, in primo luogo, mostrare le due illustrazioni nominando prima l’oggetto/personaggio singolo e poi narrando una micro-storia in relazione all’illustrazione accanto. In seguito l’adulto può ripetere nella realtà ciò che mostra la scena per poi tornare di nuovo al libro e alla lettura/narrazione.
I bambini, però, hanno bisogno di tempo per appassionarsi alle letture; hanno bisogno di adulti che leggano loro con passione e in maniera lenta e distesa; hanno bisogno di tempo per esplorare l’albo, le immagini pagina dopo pagina.

Più l’adulto che legge si collega alla vita quotidiana, più i bambini si affezionano a quanto sta leggendo. Di conseguenza è molto importante proporre albi validi, con illustrazioni autentiche che presentino la realtà nella sua
semplicità, per aiutare i bambini a coglierla e ad immedesimarsi nelle storie. E noi adulti possiamo mediare unendo i momenti di routine alle pagine dei libri, narrandoli e mostrandoli ai bambini.

Di seguito alcuni consigli per le letture.

Ai piccolissimi si può proporre “Buongiorno Sole” di Paloma Canonica, una breve storia del buongiorno, con calde illustrazioni. Nelle pagine iniziali e finali sono riportate le immagini riquadrate degli oggetti presenti nel libro affinché il bambino possa riconoscere, additare e denominare le piccole cose che accompagnano la sua giornata.

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Dagli 8 mesi in poi, leggiamo albi come “Leon si veste” di Linne Bie, in cui il piccolo Leon indossa prima il pannolino e il body, poi i calzini, la maglia e infine…oppure “Rosalie va a passeggio”, anch’esso di Linne Bie, in cui la piccola Rosalie va al parco con la mamma; sul prato ci sono molti giochi divertenti e Rosalie va sullo scivolo con Pecorella che la segue dappertutto, divertendosi con lei davvero tanto.

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Ai bambini di 16/18 mesi proponiamo “Le mani di papà”, di Emile Jadoul. Le illustrazioni sono molto semplici, grandi su sfondo bianco, e rappresentano scene quotidiane tra un bimbo e il suo papà che viene raffigurato attraverso le sue mani. Prima ancora che un bambino nasca ci sono le mani del suo papà ad attenderlo; mani che coccolano, che accolgono, che accompagnano, che aiutano a crescere. Finché, un giorno o l’altro, magari senza preavviso, arriva il momento in cui il bimbo lascia queste mani per muovere, da solo, i primi passi.

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Dai 20 mesi, si possono leggere albi come “Ciao ciao” di Jeanne Ashbè, un piccolo albo illustrato che attraverso un linguaggio semplice e l’utilizzo di immagini chiare e delicate, narra i distacchi e i riavvicinamenti che caratterizzano la vita dei bambini di tutti i giorni. Oppure “Il carretto di Max” di Barbo Lindgren ed Eva Erickson, che illustra la vita quotidiana di un bambino con poche frasi brevi e l’utilizzo di molte ripetizioni, che accompagnano illustrazioni colorate su fondi bianchi, buffe e ricche di dettagli (come ad esempio le espressioni e gli sguardi che si scambiano Max e il cane). Il libro fa parte di una collana che ha per protagonista il bambino Max e che raccoglie storie quotidiane raccontate ai bambini attraverso i loro occhi. Un’ulteriore pregio di questa pubblicazione è costituito dai risguardi di copertina, in cui si trovano tutti gli elementi ed i protagonisti presenti nella storia; questo facilita il suo utilizzo anche per i genitori e gli adulti poco avvezzi alla lettura con bambini piccoli perché li stimola a chiedere al bambino di identificarli all’inizio e di riconoscerli in seguito all’interno della storia.

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Ai bambini che quasi hanno tre anni, infine, proponiamo libri come “A più tardi”, anch’esso di Jeanne Ashbè; in esso sono raffigurati due bambini piccoli durante una giornata al nido. Cosa fanno? Come passano il loro tempo? Quali emozioni vivono? È difficile da raccontare quando si hanno a disposizione ancora troppe poche parole. E allora, questo libro racconta attraverso immagini e parole rassicuranti i baci della mattina, i giocattoli, i compagni, la pittura, la pappa, le pipì, il sonnellino, i litigi e le coccole, la stanchezza della sera e… la felicità di ritrovarsi! Tenere illustrazioni che parlano con dolcezza del distacco al momento dell’entrata al nido, dell’inserimento in un gruppo di piccoli amici, e di come affrontano tutte le novità che si ritrovano a vivere, in questa situazione, i bambini piccoli.

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