Giochi da maschi e giochi da femmine. Esiste una differenza tra essi?

Esistono i giochi da femmine? E i giochi da maschi?

Ho chiesto a mia figlia Margherita, 9 anni, se secondo lei esiste una differenza tra i giochi e se le femmine ne possono fare solo alcuni e i maschi altri; lei, con un po’ di titubanza, mi ha risposto “forse no!” perché ama giocare a calcio nel giardino della scuola e non le importa se è l’unica femmina tra tanti maschi. Ha anche aggiunto che agli scacchi ci giocano i maschi e le femmine, così come a Cluedo o a Trivial. Ho fatto la stessa domanda a mio figlio Francesco, 11 anni, e lui ha dato la medesima risposta della sorella: non esistono giochi solo per i maschi o giochi solo per le femmine…sullo Skate ci vanno i maschi e pure le femmine…alla Play ci giocano tutti, maschi e femmine. Ma ci ha pensato un po’ prima di rispondere.

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Abbiamo cercato di educare i nostri figli alla parità di genere e, insieme alle mie colleghe, cerchiamo di educare ad essa i bambini (e i genitori) che frequentano il nostro nido, ma è innegabile che gli stereotipi legati a ciò che possono fare o non fare bambini e bambine sono radicati molto in profondità in tutta la società e forse anche in noi stesse. Basta sfogliare un catalogo di giocattoli per rendercene conto. E, del resto, siamo invasi da scaffali di giochi da femmine, rigorosamente rosa, che propongono bambole, cucine, braccialetti e ferri da stiro e scaffali separati di giochi da maschio con costruzioni, trattori e pistole finte.

Tempo fa sull’argomento, è stato realizzato uno studio realizzato da Coface, network di associazioni europee che rappresenta gli interessi di tutte le famiglie in Europa (e presso il Parlamento Europeo), coordinato dalla ricercatrice italiana Paola Panzeri.
Gli studiosi hanno raccolto i cataloghi di giocattoli di 9 diversi paesi e li hanno analizzati lungo l’arco di un anno. Più di un terzo dei cataloghi era diviso in sezioni “per maschi” e “per femmine”. Alcuni non avevano questa divisione formale ma le sezioni e i giocattoli per maschio/femmina erano facilmente individuabili con il colore delle pagine (rosa e colori pastello per le bambine, colori più scuri e marcati per i bambini).
In questi cataloghi risulta particolarmente interessante la sezione dei costumi e maschere: la sezione per maschi presenta costumi per supereroi, personaggi di film e cartoni animati e professioni, come dottore, pompiere, poliziotto; la sezione per femmine, invece, presenta un numero ridotto di personaggi dei cartoni e professioni e un altissimo numero di principesse.

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Chi idea i cataloghi e chi decide la disposizione e i colori dei giochi sugli scaffali dei negozi sceglie per i bambini. Li influenza nelle scelte. Suggerisce loro di immaginarsi in un certo modo.

E’, però, molto importante che i bambini abbiano la possibilità di sperimentare, di calarsi in tanti ruoli diversi, di comprendere che non esistono, nel gioco come nella vita adulta, attività e compiti preclusi ai maschi piuttosto che alle femmine, né ruoli o attitudini spiccatamente femminili o maschili.
Il gioco, del resto, serve a cimentarsi precocemente con la vita, a immedesimarsi, a prepararsi in un certo senso per quello che sarà. Ed è sano che un bambino cresca con la consapevolezza che potrà, una volta cresciuto, esprimere se stesso, i propri talenti, le proprie abilità, nella maniera a lui (o lei) più congeniale. Senza pregiudizi, senza ruoli imposti o preconcetti.

Attraverso il gioco, inoltre, i bambini possono accedere a parti della propria sfera emotiva e psicologica che altrimenti non sarebbero adeguatamente stimolate, e forse neanche esplorate. Dare la possibilità ad un maschio di fare esperienza nell’accudimento di una bambola, o nella preparazione di piatti prelibati per la sua famiglia o i suoi amichetti, significa renderlo più consapevole delle proprie doti di empatia e tenerezza e legittimarle, aiutarlo a potenziarle e manifestarle. Esattamente come una bambina che abbia l’occasione di divertirsi con le ruspe giocattolo o i cavalieri scoprirà magari più facilmente le proprie attitudini e la propria capacità di leadership.

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Lasciare che un bambino possa esprimere le proprie emozioni attraverso il gioco di finzione che più preferisce è un importante investimento per la sua crescita emotiva. Quindi è importante assecondare le sue scelte senza alcun pregiudizio. Infatti, se si manifesta disapprovazione in merito a tali scelte, si potrebbe innescare in lui il senso di colpa nei confronti dei genitori o degli adulti che se ne prendono cura, per aver scelto quel dato gioco non approvato. Si rischierebbe, inoltre, così facendo, di imprigionare la sua indole nello stereotipo maschile, reprimendo il suo bisogno di esprimerla liberamente. Il fatto che alcuni maschietti non amino giocare con macchinine o costruzioni non determina quale sarà la loro vita affettiva e sessuale in età adulta. Nella formazione della propria identità di genere, che si completerà in età adolescenziale, influiscono vari fattori tra i quali le aspettative dei genitori, il modo in cui mamma e papà vivono la loro identità di genere, il condizionamento dell’ ambiente e della società in cui vive.

La scelta di un maschietto di giocare con le bambole piuttosto che con altri giochi può essere dettata da vari fattori quali la curiosità, la voglia di sperimentare cose nuove, una spiccata sensibilità e anche il bombardamento pubblicitario a cui è esposto. Giocando con una bambola, un maschietto avrà l’opportunità di rielaborare, a suo modo, le esperienze che caratterizzano la sua vita e il suo rapporto con gli altri. Questo aspetto potrebbe essere molto interessante anche per i genitori che osservandolo mentre gioca possono percepire il suo mondo interiore, inclusi gli aspetti che ancora non esprime in modo razionale.

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Non è raro, però, che un genitore che vede il proprio figlio maschio giocare con una bambola o in cucina si allarmi. Molti genitori, infatti, dichiarano di essere spaventati dalla possibilità di avere figli omosessuali. E per questo motivo cercano di indirizzare le passioni dei figli, maschi o femmine, verso giochi stereotipati, che sono più ‘rassicuranti’.
La scienza, però, ci dice che l’omosessualità è una condizione innata, come avere i capelli ricci o la pelle nera, e non viene creata a tavolino dai giocattoli con cui giochiamo da piccoli, né può essere scelta (o non scelta) volontariamente.

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Se amiamo davvero i nostri figli, non dobbiamo amarli solo finché corrispondono a ciò che noi avevamo in mente per loro ma anche se non saranno come noi ci aspettavamo. E dobbiamo amarli abbastanza da volerli felici e realizzati, senza pensare che debbano necessariamente corrispondere ai nostri ideali a scapito della loro realizzazione personale.

Non sono i giochi “da maschio” o “da femmina” a condizionare il modo di essere dei bambini, pertanto è importante lasciare che giochino come vogliono perché possano crescere in modo armonico.
In questo modo potranno comprendere fin da piccoli che la diversità biologica fra “maschi” e “femmine” non può e non deve voler dire diversità di ambizioni e possibilità, né che le bimbe debbano diventare un giorno “spose sottomesse” a uomini forti e senza paura.

I bambini, insomma, devono avere la possibilità di sentirsi liberi di esprimere in modo pieno la propria personalità, senza essere condizionati da pregiudizi e stereotipi. E per questo motivo è importante che siano circondati da adulti che non li indirizzino verso professioni e ruoli stereotipati, ma che li lascino liberi immaginare e impersonare chiunque vogliano essere. Da adulti che combattono ogni giorno la violenza contro le donne e il bullismo. Da adulti che accettino e rappresentino le famiglie nella loro diversità.

Un pensiero riguardo “Giochi da maschi e giochi da femmine. Esiste una differenza tra essi?

  1. Infatti, secondo me sarebbe già un grande passo comprendere con assoluta serenità che ci sono giochi che piacciono di più e giochi che piacciono di meno, è una questione di attrazione di istinto, siano essi individuati come macchinine per una bambina o bambole per un bambino o viceversa.

    Qual’è il bisogno di dover per forza individuare una regola universale che porti inevitabilmente ad una categorizzazione??

    Riuscire a non intrometterci come adulti agli istinti naturali dei nostri bambini e bambine giudicando con chissà quali strutture mentali quella che probabilmente spesso è unicamente una risposta ad una legge d’istinto e attrazione appunto..

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